Si susseguono gli allarmi sui comportamenti alimentari dei bambini e dei ragazzi: sempre più numerosi sono i casi di obesità infantile, i disturbi alimentari di adolescenti. Spesso le cause di questo fenomeno vengono attribuite agli stili di vita delle famiglie. Si passa più tempo seduti in auto, davanti alla televisione e al computer, aumenta il consumo di cibi preconfezionati e il fast-food.
Dopo un’attenta valutazione del proprio stile di vita possiamo cercare aapetti più nascosti, meno evidenti da cogliere, da comprendere e da accettare: gli effetti delle relazioni con gli altri, l’ossessione per il corpo, la separazione tra il corpo e la mente , la difficoltà a sentire le emozioni.
Si può provare a fare uno sforzo per individuare la forma in cui la persona interessata esprime il disagio all’interno di quel nucleo familiare che è lo sfondo lo specchio in cui si rinfrangono le onde del cambiamento sociale con i suoi conflitti e tensioni ma dove queste ultime si manifestano in maniere diverse e specifiche.
I bambini che sofffrono di disturbi alimentari rimangono spesso bloccati in una relazione di dipendenza con i propri genitori, avviene uno scarto nella regolazione dei ritmi di alimentazione, una mancanza di sintonia che nasce dal provare emozioni condivise. I ragazzi con problemi di anoressia e bulimia si trovano di frequente alle prese con un vuoto interiore che cercano di riempire avidamente con il consumo compulsivo di cibo oppure lottano contro le proprie pulsioni ed istinti per evitare di crescere e di affrontare il dolore della perdita delle sicurezze infantili.
Un senso di isolamento prevale nei vissuti di questi ragazzi : un sentimento di angoscia caotica, di confusione emotiva dove convivono paure riguardanti il fallimento e l’insuccesso e pensieri , aspettative molto elevate su di sé che entrano dolorosamente in conflitto con la realtà quotidiana.
Ma scavando più a fondo, al centro di questi disordini risiede, molte volte, una richiesta di amore , di calore affettivo e il bisogno di sentire riconosciute ed accettate le proprie emozioni .
Aiutare i ragazzi a riconoscere l’ansia nel propio corpo e a notare come si fa depositaria delle tensioni e delle pressioni che si vivono a scuola, nel mondo sociale e nei contesti gruppali, dove si richiede una prestazione, può essere già un valido aiuto a fare pace con il proprio spazio interiore.
Mettere in dialogo non solo le diverse parti di se stessi, ma anche la dimensione mentale con quella corporea ( attraverso la mindfulness ed esercizi di focalizzazione che facilitano il contatto con le sensazioni fisiche e la consapevolezza dei legami tra questi e le convinzioni cognitive ) consente di migliorare l’autostima e trovare le forze per crescere.
L’illustrazione è tratta dalla striscia Maakies di Tony Millionaire