La musica ci permette di raggiungere stati profondi della nostra personalità. La sintonia che si stabilisce tra terapeuta e paziente evoca una combinazione di accordi quasi improvvisati che si fondono in una comprensione unica come in un brano musicale ben suonato.
Al pari degli altri elementi sensoriali (visivi, olfattivi,etc.) la componente acustica è fondamentale nello strutturarsi di una relazione, qualsiasi essa sia, dentro e fuori la stanza di terapia.
Ciò che si fonde non sono solo componenti armoniche ma anche quelle dissonanti: i contrasti, i conflitti possono essere richiamati attraverso suoni presenti in seduta (pugni,sbattere delle porte, schioccare della lingua, sbuffi).Andare a tempo, trovare un ritmo interiore ed esteriore non è mai facile e c’è bisogno di tempo e di un impegno condiviso : Di Benedetto in un bellissimo libro parla appunto di una costante “ricerca di momenti sincroni“ e questo, credo, valga in terapia come nella vita di tutti i giorni.
La musica, inoltre, è anche una modalità di espressione e di affermazione di parti autentiche del proprio inconscio.
La musica come oggetto culturale e sociale si manifesta nei gusti, preferenze che un individuo possiede e nell’uso che ne fa nelle proprie relazioni (scambiando musica, suonando uno strumento, scrivendo su di essa, formando un gruppo).
Scopriamo così che la musica può essere sia il segnale di una duplice possibilità: sia di liberare chiusure e schemi mentali, rompere delle rigidità interiori, sia il rischio di una regolazione che viene imposta dall’esterno e assorbita senza critica (mode, consumismo, adesione conformistica a stili di vita).
Peraltro è proprio la musica in quanto oggetto culturale (alla pari di altre forme espressive come il cinema, l’abbigliamento, libri, idee politiche..) che ci permette di dare forma e struttura alla nostra identità generazionale soprattutto nella fase della vita (adolescenza e giovinezza) dove ci si sente immersi nella dimensione collettiva e ci si riconosce in una generazione.
La musica come scrisse Winnicott ci mostra “l’importanza di un approccio creativo ed intuitivo alla vita, la magia del sentimento primitivo e dell’espressione istintiva spontanea”, in altre parole qualcosa di non articolato e non sviluppato che piano piano ci permette di avere una visione più acuta delle cose.
Per questa ragione la musica assomiglia così tanto all’esperienza emotiva della conversazione, del dialogo tra due esseri umani che viene praticata nelle sedute di terapia.