Quando la paura prende il sopravvento , la mente si disconnette . E’ una strategia di sopravvivenza e può risultare molto utile in alcuni momenti , come un salvavita che blocca i sistemi vitali : diventiamo inattivi , assenti , apatici , distaccati .
Oppure abbiamo imparato a difenderci attaccando , allora reagiamo con rabbia , offendendo gli altri , cercando i colpevoli per la situazione indesiderata in cui ci troviamo imprigionati , altrimenti fuggiamo in qualche dipendenza per creare distacco tra noi stessi e quello che percepiamo . Questa strategia può essere opportuna per uscire da uno stato di paralisi, ma entrambe hanno dei costi e se operano per lunghi periodi e si cronicizzano non sono più adattive . Inoltre, la situazione che ci illudevamo di cambiare probabilmente non migliorerà , rimaniamo intrappolati in un ciclo di stimoli che ci attivano e di risposte automatiche . Ma soprattutto la mente e il corpo man mano si separano, diventano come parti di un orchestra che suona in maniera asincrona. Il punto è che noi ci difendiamo dalla paura, in fondo cerchiamo solo di proteggerci . Sono risposte istintive , di base. Ricordiamoci che la paura non è sbagliata , ci sta avvisando semplicemente di un pericolo . La sofferenza perciò nasce dal nostro modo di rispondere, non da da ciò che temiamo .
Il problema , quindi , non è tanto la paura, quanto negarla , sopprimerla e farcene condizionare.
Ora , abbiamo una grande opportunità : lavorare con la paura , cioè riconoscerla , vederla in profondità , sentire i suoi effetti su di noi , diventarne consapevoli .Possiamo farlo solo se partiamo da una sensazione di stabilità , di calma , da quello che possiamo chiamare il nostro centro , lo Spazio sicuro in cui possiamo dimorare quando ci sentiamo svegli, attivi cioè vivi, ma tranquilli e sopratutto solidi . C’ e’ una sensazione di energia calma , contenuta .
Da lì , da quella prospettiva le cose cambiano , appaiono diverse .
Possiamo lasciare andare quello che non è necessario trattenere e osservare senza farci catturare dall’ intensità delle sensazioni , dall’ esplosività delle emozioni, dal brusio dei pensieri . Da quella posizione possiamo conoscere meglio l’ esperienza che stiamo vivendo ed esplorare la qualità dei vari mattoncini con cui si costruisce e si struttura ( sensazioni , emozioni e pensieri ) .
Come ?
Allenandoci ad allineare la mente, il corpo e il cuore in modo che possano collaborare tra loro , ridiventare parti di un orchestra che suoni la sinfonia della vita .
Quando facciamo questi esperimenti in seduta, emergono di solito degli antenati amorevole o particolarmente presenti ( un nonno o bisnonno , uno zio , un genitore ) oppure un elemento spirituale o naturale . Noi vi proponiamo come via da percorrere, quella della natura, perché è sia dentro che fuori ed e’ sempre così generosa da dare e da prestare ogni volta che chiediamo. Rispettare la natura quindi significa rispettare noi stessi perché siamo una cosa sola e non c’ e’ separazione tra noi stessi e ciò che circonda.
P. S. : Ricordatevi che per fare questo esercizio è consigliabile trovare un posto comodo e tranquillo dove vi sentite a vostro agio.
Rallentate il ritmo dei pensieri .
Gustate questo momento tutto per voi.
E autorizzatevi a giungere ad “ un centro quieto , ma non profondo , / un punto fuori dalla corrente scintillante “ ( Theodore Rothke )