Sia Darwin che Freud sostenevano che l’olfatto sarebbe stato destinato a scomparire nel tempo a causa dell’evoluzione e del processo di civilizzazione. Per entrambi l’odorato era un residuo della componente animale degli esseri umani che si sarebbe progressivamente atrofizzato. Oggi si assiste da una parte, all’incremento del mercato dei deodoranti e dei profumi, dall’altra l’olfatto rappresenta una modalità sensoriale neutralizzata dall’inquinamento prodotto nelle città e dal prevalere del “visivo”sulle altre modalità sensoriali. Questa duplicità viene indagata da un’affascinante libro uscito di recente “Il naso intelligente”di Cavalieri (Laterza edizioni,ora riproposto in edicola nella collana di psicologia del sole 24 ore).
Il libro ha il merito di ridare dignità ad un senso poco studiato e di fare una panoramica sulle scoperte delle ultime ricerche in questo campo.
A quanto affermato nel libro si può aggiungere l’importanza, in campo educativo, dei laboratori presenti nelle scuole dell’infanzia e nei nidi finalizzati a sostenere la capacità dei bambini di distinguere e dare un nome agli odori.
Per quanto riguarda la psicoterapia, con i bambini gli odori rappresentano spesso la funzione di difesa (per mascherare o coprire cose spiacevoli o inopportune come nel caso delle “puzzette” oppure per marcare, segnare il territorio come tentativo di tollerare il dolore della separazione e la paura di essere dimenticati) o di scarica della tensione (liberando ciò che vine trattenuto “emotivamente”) .
Nella terapia degli adulti, al contrario dei bambini, gli odori fanno fatica a farsi strada: nei sogni non compaiono quasi mai e nei discorsi appaiono raramente( tranne che nelle situazioni di sintomi patologici precisi come nel caso della cacosmia e dell’anosmia con origine psicogena ) .
La presenza ridotta della dimensione olfattiva in terapia può essere forse spiegata sia dalla difficoltà generale di usare lo strumento del linguaggio per definire gli odori ( mentre disponiamo di un repertorio linguistico molto più vasto per rappresentare verbalmente i suoni o le cose che tocchiamo o i sapori) sia dal fatto che gli odori sono più legati alle pulsioni, ai cicli metabolici, sessuali ed emotivi.
Ma quando gli odori vengono riportati alla memoria dai pazienti spesso mostrano il loro carattere di unicità nel riassumere sensazioni ed emozioni diverse e nell’evocare situazioni ambientali molto intense vissute durante l’infanzia e l’adolescenza diventando così veicoli preziosi di episodi o momenti significativi della propria vita.