Liberarsi con le parole

Aprile  Nessuna disperazione è come la mia disperazione(..) Voglio che sappiate/mi aspettavo di più da due creature/che furono dotate di mente:se non/che aveste davvero dell’affetto reciproco/almeno che capiste/che il dolore è distribuito/fra voi,fra tutta la vostra specie, perché io/possa riconoscervi, come il blu scuro/marchia la scilla selvatica, il bianco/la viola del bosco

Spesso le parole delle poesie forniscono immagini che consolano l’anima e contengono frasi che curano ferite interiori.

T.S.Eliot sosteneva che Aprile fosse “il mese più crudele” nel suo poema “The waste Land”comparando la desolazione che gli esseri umani provano con il risveglio della natura in primavera per mostrare la crisi degli individui contemporanei, ma anche l’esperienza depressiva e la sofferenza umana.

Il frammento iniziale è tratto dalla poesia “Aprile” della raccolta “L’iris Selvatico”(1992) di Lousie Gluck, poema nel quale essa stabilisce un parallelismo tra le condizione umana e la vita di un giardino. Tolta la cornice metafisica, le parole della Gluck sembrano calzanti per rappresentare l’esperienza iniziale in psicoterapia e in psicoanalisi dove viene espresso il bisogno di essere capiti e il timore di non essee acettati e il dolore diventa un segno di riconoscimento che “concima” pensieri ed affetti attraverso  cui sollevarsi  “da terra”e rifiorire. Come altri poeti e poetesse psicoanalizzate, Sylvia Plath, Anne Sexton,Robert Lowell ed altri( ad esempio in Italia Vivian Lamarque) , Louise Gluck ha riversato la sua esperienza analitica  nella capacità di rielaborare e riscrivere la propria storia attraverso le parole trasmettendo un senso profondo di intimità e di libertà personale.

April

(..)But I mean you to know/I expected better of two creatures/who were given minds: if not/that you would actually care for each other /at least that you would understand/grief is distribuited/between you, among all your kind, for me/to know you,as deep blue/marks the wild scilla,white/the wood violet 

Per saperne di più: Louise Gluck, L’iris selvatico, (1992),Giano 2003