L’autunno arriva, foglie color nocciola vorticano tra le fronde degli alberi, le rondini rispondono all’appello riunendosi in stormi disordinati, le ombre si allungano prima che arrivi sera inghiottendo ogni cosa: la natura è sul punto di sfiorire, ma non ha ancora terminato il percorso, è al pieno della sua maturazione.L’autunno evoca emozioni tristi, nostalgiche, a volte di rimpianto e sconforto: i sentimenti depressivi emergono con maggiore frequenza in questo periodo dell’anno.
Tuttavia questa stagione ci lascia anche immaginare, come ad ogni fine che si presenta, la speranza di un futuro inizio, segnala la possibilità di un nuovo ciclo in cui sotto l’apparente declino già si prepara una rigenerazione, una rinascita.
Per questo motivo la depressione può diventare se se ne fa buon uso un momento fondamentale per la crescita personale a patto di non negarla, di stare ad ascoltare ciò che la nostra psiche, il nostro corpo ci sta comunicando attraverso questo sintomo, messaggio che va decifrato per comprenderne il senso.
L’autunno condensa in sè come immagine e significato le numerose separazioni e perdite che nella vita bisogna affrontare, della necessità di elaborarne il lutto e contiene in nuce la promessa che anche questo ciclo terminerà e si presenterà la possibilità di costruire nuovi rapporti, di innamorarsi ancora, di cominciare nuovi lavori..
L’autunno ci porta a riflettere su una fase fondamentale del ciclo della vita, la vecchiaia con tutto ciò che comporta a livello di emozioni e pensieri. In un’epoca in cui sembra complicato accettare la vecchiaia nel suo corso naturale a giudicare dal ricorso sempre più massiccio a creme, lifting, chirurgia estetica forse i sentimenti tristi, melanconici, depressivi sono sempre più difficili da accettare e vengono messi ulteriormente a distanza.
Uno degli scritti più belli di Freud si intitola “Caducità” (1915), in questo testo Freud si interroga, nel pieno delle violentissime battaglie della prima guerra mondiale , sulla disperazione di un giovane che lo accompagna durante una passeggiata tra prati fioriti, al culmine dell’estate, di fronte alla possibilità che tutta questa bellezza sia destinata a scomparire e quindi sia effimera. Freud esprime la necessità di affrontare la perdita e quindi il lutto per riuscire ad apprezzare e a fruire della bellezza, rivelando il legame sottostante tra la bellezza e l’esperienza della fragilità e della precarietà.
Colui, afferma Freud, che lotta e si ribella ostinatamente contro la tristezza perde la possibilità di godere della bellezza: ”Nel corso della nostra esistenza vediamo svanire per sempre la bellezza del corpo e del volto umano ma questa breve durata le aggiunge un nuovo incanto. Se un fiore fiorisce una sola notte, non perciò la sua fioritura ci appare meno splendida”