E mentre riposava, vagando qua e là con lo sguardo, sentì fermarsi su di sé e coprirla d’ombra la vecchia domanda che da sempre le traversava il cielo dell’anima, la domanda generale , vasta,che in momenti come quello , quando le energie trattenute sfogavano , si precisava. La vita che senso ha ? Era tutto – una domanda semplice, che cogli anni tendeva a farsi accerchiante. La grande rivelazione non era arrivata. Forse non sarebbe mai arrivata .C’erano piccoli miracoli quotidiani, illuminazioni, fiammiferi che s’accendevano improvvisi nell’oscurità ; eccone uno. Questo , quello, e quest’altro: lei e Charles Tansley e l’onda che batteva ; La signora Ramsay che l’ univa : la signora Ramsay che diceva “La vita qui si arresta”; la signora Ramsay che trasformava il momento fugace in qualcosa di permanente ( la stessa cosa Lily tentava in un’altra sfera)- tutto ciò partecipava della natura di una rivelazione. In mezzo al caos si dava la forma; l’eterno passare e fluire (guardò le nuvole in movimento e le foglie agitate dal vento) erano riportati alla stabilità . Qui la vita s’ arresta , diceva la signora Ramsay. “Signora Ramsay! Signora Ramsay!” , ripetè Lily. A lei doveva quella rivelazione. .
[Virginia Woolf, Al faro ( To the Lighthouse, 1927), traduzione di Nadia Fusini, Feltrinelli 1992, pag.127]