La sofferenza dipende dai nostri pregiudizi e illusioni

Qui di seguito riportiamo la traduzione di alcuni stralci dell’ultimo articolo pubblicato su “Charlie Hebdo “ della psicoanalista Elsa Cayat, l’unica donna della redazione rimasta  uccisa durante l’attentato del 7 gennaio 2015 a Parigi.

“Vorrei parlare della difficoltà che l’essere umano incontra ad aprirsi alle questioni che pone l’altro per la sua differenza , a fare un posto a questa differenza e , a partire da questo , a riconoscere che non ne ha fatta nessuna alla sua: né allo  scarto tra quello che vuole e quello che fa, né tra i suoi desideri e i suoi fallimenti, (…)

Si preferisce negare i motivi che si nascondono dietro l’emotivo, censurare l’emozione , credere di essere sorpreso in flagrante delitto di mancanza di controllo. Ora questo atteggiamento ha una ragione : la paura . La paura che  ha l’individuo di ritornare sulle vie del suo passato , di rivisitare i suoi amori infantili nella loro realtà, di vedere veramente dove egli era  dentro le sue emozioni antiche che, in certi momenti, risorgono alle sue spalle. In genere si preferisce la nostalgia , che è , in greco, etimologicamente, la sofferenza del ritorno e che tradurrei per la scelta della sofferenza in quanto viene considerata a torto come una prova  d’amore.

Questa scelta costringe l’essere molto lontano da se stesso, lo conduce a tentare senza risultato  di trovare un rifugio dentro ciò che lo sguardo dell’altro dice di lui , e dunque a non essere più se stesso.

La stessa modalità di ricerca in amore non può alla lunga , che deprezzarsi nell’insoddisfazione, la sofferenza e l’ansia. (…)

Diritto e psicoanalisi si congiungono su un punto in comune , perché ciò che è al principio del diritto, libertà ,eguaglianza , fratellanza, è lo scopo della psicoanalisi.

Il diritto, da un punto di vista collettivo, la psicoanalisi, da un punto di vista individuale, sono per svolgere la funzione di limitare l’abuso negli esseri umani ponendo dei limiti, delle regole.

Perché se la psicoanalisi ha scoperto qualcosa di fondamentale , è sapere che la sofferenza  umana deriva dall’abuso, e che questo abuso, a sua volta , deriva dal credere ciecamente  in qualcosa e dall’aderire ad una sola verità convinti di essere nel giusto.

Abusare dell’altro non è che un segno di onnipotenza perversa, abusare è un segno di alienazione ed  essere abusato dall’altro lo è egualmente .

Ora , per uscire da questi rapporti di dominazione e riscoprire un  rapporto positivo  con l’altro , aperto, non fondato sulla negazione di sé e dunque dell’altro , non c’è altra via di disfarsi di tutte le illusioni su cui sono fondati i nostri pregiudizi .   “