Durante l’estate i quotidiani si riempiono di articoli di psicologia infantile.Vediamo che cosa è emerso attraverso brevi incursioni tra i giornali italiani :
La Repubblica ha centrato il suo obiettivo sull’influenza negativa dei videogiochi segnalando in diversi articoli la correlazione tra l’abuso dello schermo e la difficoltà dei genitori a giocare con i figli.
La Stampa, invece, ha rivolto la sua attenzione ai modelli culturali denunciando l’influenza del marchio “hello kitty” sugli stili e gli atteggiamenti delle bambine e delle preadolescenti;infine si è soffermato sull’infelicità e i problemi di integrazione dei bambini “superdotati” con capacità intellettive superiori alla media.
Il Corriere della Sera riporta un’interessante confronto tra le opinioni di uno psichiatra americano e i libri della scrittrice Elizabeth Strout che sconferma le tesi sostenute dall’esperto di una diretta influenza dei genitori sui figli affermando che i figli non sono mai né il prodotto ne‘il quoziente esatto dei comportamenti e delle idee dei genitori, e nei suoi romanzi questa sua convinzione emerge drammaticamente.
Il Sole 24 ore riporta le opinioni di una ricercatrice statunitense sul ruolo fondamentale dell’immaginazione nel supportare la fantasia creatrice dei bambin , nella possibilità di creare mondi alternativi, addestrandoli a crescere più autonomi.
Ciò che risulta, tirando le somme, è in primo luogo l’influenza dominante della cultura psicologica angloamericana ( la maggior parte degli articoli si basa su fonti provenienti da studi inglesi o americani o da opinioni espresse da ricercatori di quest’area culturale), inoltre emerge una certa tendenza a colpevolizzare i genitori offrendo schematismi semplici o bidimensionali ( ad esempio a genitori “distratti e annoiati” vengono contrapposti adulti che forniscono baci e abbracci ai loro figli come soluzione per superare gli stress della vita quotidiana). Infine , al di là di alcune eccezioni anche positive e serie, esiste una tendenza a creare un certo effetto di allarme , di pericolo, sintomo già analizzato anni fa , in tempi non sospetti, dallo statistico Roberto Volpi con il libro “I Bambini inventati”, che metteva a confronto le notizie dei mass media con i dati effettivi sulla realtà dei minori in Italia spiegando come i media hanno bisogno di drammatizzare la condizione infantile per poter vendere i loro prodotti descrivendo un mondo ostile e pericoloso.
Infatti il clima allarmistico e il conseguente effetto di panico che si produce può generare adulti sempre più protettivi e ossesionati dalla paura dell’altro, segregando così i bambini tra le quattro mura di casa e rendendoli quindi più docili all’esposizione consumistica ( videogiochi, telvisione, pubblicità).
In questo caso forse un tentativo di cambiamento potrebbe essere quello di dare maggiore attenzione al bene comune, alla collettività, al territorio condiviso, a strade, città più sicure e a misura dei soggetti più vulnerabili, cioè bambini,ragazzi e anziani.
Per rilanciare:
- R.Volpi , I bambini inventati.La drammatizzazione della condizione infantile oggi in Italia, La Nuova Italia
- T.Gianni Gallino, I luoghi dell’attaccamento, R.Cortina
- C.Ward, I bambini e la città, L’ancora del mediterraneo
- C.Ward, La città dei ricchi e la città dei poveri, E/O
- J.B.Schor, Nati per comprare, Apogeo