Una mostra decisamente affascinante vista quest’estate è l’esposizione al Museo d’Orsay di Parigi delle litografie di Max Ernst intitolata “Une semaine de bontè” (Una settimana di bontà) che l’artista realizzò durante un soggiorno in Italia nell’estate del 1933. Max Ernst fu un artista vicino al movimento surrealista, con il quale dialogò a lungo lo psicoanalista Lacan.
Questi collages, spiazzanti e disorientanti, richiamano l’esperienza del “perturbante”, che secondo Freud, è qualcosa che si vive in maniera tanto più strana e spaventosa quanto più ci appare familiare: esseri con teste di leone che compiono ogni serie di crudeltà mentre altri con teste di gallo assistono a queste scene sghignazzando, camere ed appartamenti sommersi dall’acqua, serpenti, draghi e ghigliottine che sbucano dai posti più insospettati, un uomo-uccello che trascina con un pugnale il piede di una donna nuda..
Insomma tutto un catalogo degli orrori che si generano dalle emozioni più intense (la gelosia, l’invidia..) passati attraverso il filtro dell’immaginario popolare, delle fiabe e delle leggende. Piani di realtà si sovrappongono, il tutto appare legato da una successione casuale e indeterminata: se si riesce a non farsi sopraffare o “sedurre“ come spettatore dalla violenza delle immagini esposte la visione di queste rappresenta un’ottimo esercizio per avvicinarsi a ciò che possiamo chiamare inconscio, una regione della nostra psiche tanto oscura e sfuggevole quanto disprezzata e negata : una concatenazione casuale di eventi dove i piani temporali e spaziali si mescolano e si confondono tra loro, come, in maniera molto simile, avviene nei sogni o nei rebus che troviamo giocando nella “Settimana Enigmistica”.
(l’immagine riprodotta è tratta dal catalogo della mostra edito da Gallimard)