E’ ancora così nera e piccola Melanie Klein ?

Nel 2010 cade l’anniversario della scomparsa di Melanie Klein, psicoanalista molto discussa per il suo pensiero e, in una certa misura, attualmente rimossa, come sottolineava provocatoriamente già 10 anni fa Pierandrea Lussana domandandosi se Melanie Klein fosse ”davvero così nera e piccola nella sua opera?” riferendosi all’ostracismo da parte della comunità psicoanalitica verso il controverso concetto di pulsione di morte e della sua relativa assenza nelle bibliografie della letteratura clinica recente.

In realtà, quasi tutti coloro che hanno a che fare con la cura dei bambini sono debitori a lei per la centralità data alla partecipazione al gioco infantile come condizione indispensabile per stabilire un contatto con i piccoli, perché solo immergendoci in questo “spazio condiviso” possiamo vedere rappresentate, personificate e quindi messe in scena le fantasie e i significati dei bambini come se fossimo dentro una specie di teatro.

Melanie Klein, al di là di certe sue formulazioni “essenzialiste” successivamente levigate e alleggerite dalle teorie dei cosidetti “post-kleiniani”, ha messo in evidenza, da un punto di vista clinico, la necessità di una mente “presente e attenta” (come tematizzò in seguito Winnicott) che sia in grado di pensare ai contenuti psichici espressi dai bambini senza mai levare lo sguardo dalle angosce e dalle spinte distruttive e autodistruttive presenti in ciascuno di noi.

Tra i suoi meriti la revisione e la correzione della Teoria della sessualità femminile di Freud, preparando così il terreno allo scambio tra Psicoanalisi e Femminismo (ad esempio a figure come Juliet Mitchell ed in fondo anche a Simone de Beavuoir) e anticipò, in una certa misura, le teorie attuali sul “bambino competente” retrodatando alcune manifestazioni  emotive dei bambini.

Spingendosi oltre, la Klein intuì per prima come << la  famiglia affettiva moderna, apparentemente normale, celava al suo interno i tormenti più atroci e i segreti più funesti>> (E.Roudinesco 2002).

Memorabili e affascinanti sono i passaggi di “Analisi di un bambino”(Henry Reed confidava di tenerlo sul comodino accanto a “Guerra e Pace”) in cui la Klein descrive Richard , un bambino di 10 anni, timido e aggressivosfollato nel 1941 da Londra insieme alla madre come tanti altri bambini per il pericolo incombente dei bombardamenti nazisti, che mostra i suoi conflitti interiori attraverso la carta geografica dell’Europa sommersa dalla guerra, i disegni e le manovre delle sue navi-giocattolo. Per ricordarla abbiamo caricato un video in lingua spagnola, ma abbastanza comprensibile, che descrive in generale la sua figura e la sua opera.