Durante gli anni ’60 si affermò la consapevolezza che fosse necessario allargare i confini della psicoanalisi al di fuori della stanza di terapia. L’attenzione si rivolse principalmente alle dinamiche di controllo e di potere presenti nelle istituzioni e alle trasformazioni della società e della natura di fronte alle innovazioni tecnologiche. Franco Fornari fu uno dei primi che raccolse la sfida e se ne occupò nella sua pratica clinica e teorica. Le sue parole ci vengono in mente in questo periodo in cui ritornano prepotentemente in discussione gli effetti catastrofici di certi comportamenti umani incompatibili o irresponsabili nei confronti dell’ecosistema dopo l’incidente nucleare in Giappone.
Fornari sosteneva che il divario sempre più crescente tra gli individui e la natura uno squilibrio tra il corpo e la mente e che fosse utile ritornare ad una pienezza originaria che ci univa, superando le opposizioni tra femminile e maschile, il codice materno e quello paterno , etc.. Per questo motivo evidenziava come i miti originari potevano essere la chiave di lettura per molti fenomeni distruttivi attuali.
Queste parole, pur con tutte le distinzioni, risuonano molto simili a quelle in voga decenni dopo sul “Ritorno a Gaia”, cioè all’unità tra tutti gli esseri viventi, fatte proprie da molti movimenti ecologisti.
Intanto, dall’altra sponda dell’oceano, Gregory Bateson stava osservando che la coscienza e la razionalità da soli ci aiutassero sempre meno ad affrontare i disastri ecologici e ai cambiamenti radicali dell’ambiente in corso ad opera degli individui.
Mostrando che unicamente una visone più ampia ci permettesse di comprendere l’universo vivente in cui abitiamo , Bateson osservava che gli esseri umani esistono come parte di un sistema di connessioni che li lega a qualcosa di più vasto.
Se i comportamenti umani continueranno a farsi guidare dalla coscienza e dalla finalità, ciechi ad ogni connessione più larga, l’equilibrio dell’ecosistema sarà costantemente minacciato e distrutto, avvertiva Bateson.
Solo un atteggiamento più umile meno arrogante verso ciò che ci circonda, non conosciamo e che alla prima impressione ci pare irrazionale può aiutarci a orientare le nostre scelte..
La sostanza di questo discorso ci riporta ad un elemento essenziale del dialogo e della cura psicoanalitica :il difficile e tortuoso percorso che conduce al riconoscimento ed all’accettazione dell’esistenza dei limiti.