Nel corso di una terapia accade spesso che gli uomini si chiedano se il proprio padre sia stato buono o cattivo senza trovare una risposta. Nell’ambito del ciclo di incontri ,proiezioni e spettacoli dedicati alla figura del padre ho assistito al monologo di Giuseppe Battiston, celebre attore di cinema e teatro al Teatro Lirico di Magenta. Una recitazione fisica, sofferta , quasi a mezza voce con improvvisi slanci di rabbia e commozione. La scenografia composta da uno specchio inclinato che sovrasta l’attore e gli pende sulla testa come un fato da cui cerca di districarsi , il peso dell’eredità paterna rappresentata da cassettoni , scarpe e vestiti sparsi per terra , un armadio-bara , ritagli di giornali , spinge il protagonista ad interrogarsi a sua volta sul rapporto con il proprio figlio e sul suo ruolo di padre.
Il libro straordinario da cui è tratto lo spettacolo è “L’invenzione della solitudine “ di Paul Auster , uscito in Italia nel 1993 passato quasi inosservato e ripreso da Einaudi quando lo scrittore cominciò ad essere letto e che risale al lontano 1983, in un periodo dominato negli Stati Uniti dalla corrente letteraria del minimalismo .
Il libro ricco di citazioni tratte da Pascal, poeti francesi ed altri fino a trovare Pinocchio prigioniero con il padre Geppetto nel ventre della balena narra il confronto interiore di un uomo con il suo passato , con i ricordi del rapporto con il padre per dare un senso , una direzione e una forma narrativa al dolore che le generazioni precedenti da padre a padre gli hanno trasmesso.
Un corpo a corpo con la memoria del padre e con il proprio vissuto di padre e figlio insieme. Zoja nella sua stupenda monografia sul padre ha scritto che la nascita del padre non è cosi naturale come quella della madre , è un processo complesso che va costruito e rinnovato con l’impegno ogni giorno.
Lo spettacolo restituisce questa complessità mostrando quanto può essere difficile e tormentato per un uomo mettere una giusta distanza nel rapporto con il figlio.