La mindfulness è una pratica che permette attraverso l’autosservazione, la capacità riflessiva e l’apertura mentale e corporea di migliorare la consapevolezza di sè e nasce come una sintesi tra le scienze psicologiche occidentali e la tradizione spirituale orientale, in particolare buddista. Negli ultimi anni psicologi di diverse correnti la inseriscono nel processo psicoterapeutico come elemento di cambiamento o come base su cui fondare e strutturare il lavoro con il paziente. La radice concettuale del termine rimanda all’idea di “presenza mentale” , di piena consapevolezza e può essere assimilata a ciò che si intende in psicoanalisi per “mentalizzazione”, un tratto psicologico e un atteggiamento introspettivo.
La mindfulness si riferisce alla capacità di rimanere ancorati al presente ed in contatto con le proprie sensazioni . La pratica consente di verificare che il linguaggio non può cogliere l’esperienza che si vive mentre la si vive e non la può descrivere in maniera esaustiva attraverso dei concetti o delle astrazioni. Il processo della mindfulness richiama una serie di operazioni mentali che aumentano la capacità di osservare se stessi, prestare attenzione verso l’esperienza nel suo fluire cosi come si presenta e aiutano ad assumere una posizione non giudicante, ma di accettazione rilassata nei confronti della realtà, di ciò che ci accade in ogni momento “nel qui e ora”.
E’ un invito ad allentare l’ atteggiamento di controllo sul mondo, su di sé e gli altri a vantaggio di una maggiore flessibilità emotiva vivendo il presente e godendo delle sensazioni e delle emozioni che si provano. Altri elementi importanti sono :1) riflettere come i pensieri che compaiono nella nostra mente non siano fatti oggettivi 2) chiarire i nostri valori e ridefinirli in base a ciò che consideriamo davvero più importante nella nostra vita 3) essere in grado , come incoraggiano i testi buddisti, di acquisire un sentimento di compassione di sè , cioè di trattare se stessi e gli altri che ci circondano in maniera meno severa , rigida, secondo schemi mentali pregiudizievoli o attraverso il “pilota automatico” della nostra mente, ma in modo più benevolo, accogliendo sia le emozioni piacevoli che quelle spiacevoli senza sforzarsi di evitare queste ultime.
Avere compassione di sé non significa , come molte persone sono convinte , essere egocentrici o auto commiseranti, ma riconoscere le nostre fragilità e la nostra radice umana e rappresenta un primo passo per motivarsi alla trasformazione di sé.
La Mindfulness risulta essere particolarmente utile a curare le situazioni depressive ,ansiose o le persone affette da dolore cronico.
Ringraziamo la Dott.ssa Laura Onor (Verbania), che oltre ad essere un amica e una collega è una validissima maestra di meditazione “mindfulness”, senza il cui insegnamento non avrei potuto scrivere queste righe e la Dott.ssa Gabriella Bertinosotto la cui supervisione attenta ho imparato e sto continuando ad approfondire questa pratica .